L’Italia è conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze, per il suo patrimonio artistico e culturale e, inutile nasconderlo, per le sue prelibatezze gastronomiche, innumerevoli da Nord a Sud. Se fino a non molto tempo fa la pizza e la pasta (i classici spaghetti al pomodoro!) erano i cibi di provenienza italiana per eccellenza, come anche il caffè espresso la cui patria è Napoli, oggigiorno, complice una nuova curiosità e un nuovo modo di viaggiare e di sperimentare, gli orizzonti di chi vive all’estero nei confronti della nostra cucina si sono di gran lunga allargati: non solo i classici dell’export, bensì specialità che pur non rispecchiando i cliché tradizionali vengono scoperte e assaporate con enorme successo da numerosi turisti.
L’educazione al gusto e alla qualità
I tempi e le esigenze culinarie sono cambiati: basti pensare che persino noi italiani, generalmente così affezionati alle prelibatezze della nostra cucina, quando ci troviamo all’estero non andiamo sempre e soltanto alla ricerca di ristoranti italiani per ritrovare i sapori di casa, ma ci adattiamo alla cucina del luogo con sincera curiosità e senza rimpianti.
Lo stesso dicasi per chi viene in visita nel nostro bel Paese, come ad esempio gli americani: il presidente dell’Accademia della Cucina Italiana a New York, Berardo Paradiso, conferma l’amore che gli americani nutrono nei confronti dell’Italia e il loro desiderio di scoprire nuove realtà, non rimanendo vincolati ai cliché triti e ritriti. Il gusto degli americani stessi è migliorato grazie a un’accurata educazione che mette al primo posto sapori e qualità: sono almeno sessantamila i ragazzi che la suddetta Accademia porta ogni anno in Italia alla scoperta della nostra cucina, sommati agli almeno cinquantamila studenti che vengono da noi per imparare la nostra lingua.
Si punta continuamente all’autenticità, soffermando la propria attenzione su piatti sempre diversi e insoliti, fino a quel momento mai assaggiati o mai sentiti nominare: un modo tutto nuovo di considerare le vacanze.
Il viaggiatore moderno, spesso giovane, curioso e amante della lettura, sceglie infatti di recarsi non solo nelle città più rappresentative di un Paese, ma organizza itinerari alternativi, tutto tranne che banali.
Va a caccia di localini e piccoli bar, magari in stile anni ’60, e assapora ciò che gli viene offerto senza pregiudizi. Poco importa se la pietanza appena assaggiata è autentica oppure no: si porterà a casa il ricordo di quel sapore.
I cibi italiani lontani dai cliché
Tra le tantissime prelibatezze del nostro Paese lontane dai cliché, troviamo il panettone, specialità tipicamente nostrana e milanese nello specifico, che ha tutte le carte in regola per entrare a far parte della tradizione natalizia americana. In America, in piena estate, si era soliti organizzare addirittura degustazioni di panettone, e nel 2018 gli Stati Uniti sono stati il primissimo Paese al di fuori dell’Europa con più esportazioni di panettoni: si parla, in totale, di trentadue milioni di euro di panettoni esportati.
Degna di nota anche la bagna cauda, una salsa piemontese utilizzata per intingere le verdure. Si tratta di una ricetta autunnale, collegata al periodo della vendemmia, che simboleggia l’amicizia; molto ricercata anche se necessita di pochi ingredienti.
Un’altra specialità deliziosa e fortemente promossa da Oscar Farinetti è la focaccia di Recco (comune italiano in provincia di Genova, nella bella Liguria): Farinetti, a New York, ha infatti riservato alle prelibatezze italiane da forno meno conosciute, tra cui questa focaccia, uno stand nelle due sedi di Eataly, che ogni weekend accoglie oltre quarantamila visitatori.
Lo spritz è invece un aperitivo veneto che in poco tempo ha preso piede anche oltreoceano presenziando nei menù di moltissimi locali newyorkesi.